4 gennaio 2007, Amritapuri
BHARATA YATRA 2007
E’ cominciato pochi giorni fa e ora è nel pieno della sua attività.
I brahmachari che lavorano nelle bancarelle stanno caricando tutti gli articoli – ritratti di Amma di ogni misura, libri, mala (rosari ndt)… Tutti gli altoparlanti sono portati fuori dalla stanza dell’impianto del suono… migliaia di piatti di metallo sono estratti dal deposito della cucina e stipati in sacchi di iuta. Ogni cosa deve essere spolverata, smistata e caricata nei camion dell’ashram.
Le forniture sono rimaste imballate per più di sette mesi, ma ora è di nuovo il loro momento. Per i prossimi mesi, infatti, Amma sarà più per strada che no. Domani, metà dell’Ashram sarà impacchettato, messo su ruote e portato a quasi 400 chilometri a nord di Kozhicode – la prima tappa del Bharata Yatra 2007.
La parola yatra in sanscrito (e in malayalam) sta per “viaggio” o “pellegrinaggio”. Bharat è il vero nome dell’India – non quello dato dagli invasori nel goffo tentativo di pronunciare la parola sanscrita del fiume Indus. Bharat significa “deliziarsi nella luce”. La terra che si delizia nella luce. Nelle scritture indiane, la parola luce è sinonimo di conoscenza perché sia la luce che la conoscenza rivelano cose prima sconosciute. Bharat è terra di saggezza: terra della fisica, della chimica, della medicina, dell’astrologia, della matematica… Ma la saggezza di Bharat non si ferma qui: la sua vetta era ed è rappresentata dalla Conoscenza del Sé, la conoscenza che illumina e rivela la vera natura di tutti.
Domani, il pellegrinaggio attraverso Bharat inizia di nuovo – prima tappa Kozhicode e poi Kudungallur. Dieci giorni dopo, avrà il via la seconda parte – Coimbatore, Trichy, Chennai, Nagapattanam, Maturai, Rameswaram, Kanyakumari e Trivandrum.
Sicuramente, Bharat è la terra che si delizia nella luce, innumerevoli maestri spirituali hanno visto la luce qui e realizzata la Verità in questa terra. Perfino il suolo è ricco dei frutti dei loro tapas (austerità): da Kanyakumari, a sud, fino all’Himalaya e al Gange a nord, da Assam, a oriente, al Gujarat, a occidente. Non dimentichiamo mai la sorgente di questa luce. La sorgente è nei maestri stessi. Sono loro che hanno reso sacri questi luoghi. Sono loro che fanno splendere la conoscenza in questa terra. Il Bharat Yatra di Amma è all’inizio, pronto a dissolvere, come i raggi del sole, le ombre dell’ignoranza, innalzando questa terra alla gloria del suo nome.
La parola “India” deriva dal nome del fiume Indus e dalla sua valle. Quando gli invasori stranieri arrivarono in India, trovarono in questa terra una prospera civiltà Vedica, che si estendeva sin dalla valle che circondava il fiume Sindhu. Poiché essi non sapevano pronunciare correttamente la lettera “s”, il fiume Sindhu divenne il “fiume Indu” per loro (probabilmente l’esercito di Alessandro il Grande nel 325 a.C.) Da qui, Indu divenne “India”. Più tardi, quando arrivarono gli invasori islamici chiamarono il fiume Sindhu , “fiume Hindu”, perché il suono sanscrito “s” si converte in “h” nel linguaggio parsi. Da allora il popolo indiano è stato conosciuto come “Hindu”.
Le radici della parola sanscrita bharat sono bha (luce) e rat (delizia, festeggiamento, immerso).
In effetti questi sono i confini dell’attuale Bharat ma, in origine, Bharat includeva gli attuali Afghanistan, Bamgladesh, Bhutan, India, Nepal, Myanmar, Pakistan, Sri Lanka e Tibet.