Un gruppo di volontari di Tarvisio ha organizzato dei corsi di meditazione IAM nelle carceri del Friuli Venezia Giulia.
IAM nelle carceri a Tolmezzo – Agosto 2013
Siamo a Tolmezzo, “capoluogo” della Carnia in provincia di Udine. Oggi il cielo è splendidamente terso e di un azzurro intenso, e siamo circondati dai monti che in questo periodo afoso donano refrigerio.
La visita al carcere di Tolmezzo ci ha portato a comprendere la natura umana. Abbiamo portato la tecnica a persone di varie nazionalità, capendo che il mondo è veramente tutto uno. Le sofferenze e le modalità di sopravvivenza sono identiche, non importa la lingua che si parla, e noi abbiamo fatto il nostro possibile affinché queste persone potessero capire la lingua più forte di tutte: l’amore.
Abbiamo tenuto due sessioni una delle quali comprendeva anche i detenuti di massima sicurezza: un’esperienza molto forte e costruttiva. Abbiamo compreso che alle volte le scelte sbagliate possono essere causate dal nascere e crescere in un contesto poco fortunato, certo tutti abbiamo la possibilità di scegliere la nostra strada, ma per alcune persone forse la scelta può essere tra la vita e la morte, e si è portati a scegliere la sopravvivenza.
Tiziano, uno degli organizzatori, racconta: “Entrare in carcere, seppur da persone libere, fa sempre un certo effetto… aspettare che le porte e i portoni si chiudano prima che se ne aprano altri è una cosa che ti lascia il segno, come sentire il rumore delle grosse serrature che si chiudono.
Oggi è stata un’esperienza molto forte ed emozionante, siamo venuti a contatto con delle persone di un mondo a noi molto distante e diverso dal nostro, ma umanamente molto vicino a noi.
Tutti apprezzano e riconoscono il valore dell’Amore”.
IAM nelle carceri a Trieste – Dicembre 2013
Siamo a Trieste, una cittadina molto bella, dove la storia ci richiama ai tempi della guerra e ai tempi di Joyce e tutto è addobbato a festa per l’ormai vicino Natale.
Ci stiamo avvicinando alla casa circondariale, ma, nonostante il luogo non ci ispiri per nulla gioia, ci sentiamo comunque tranquilli perché non è la prima volta che entriamo in un carcere per organizzare un corso di meditazione IAM e perché la nostra motivazione nel compiere questo servizio è sempre molto forte e carica delle esperienze positive già fatte in altri istituti simili.
Come sempre, le procedure di sicurezza ci portano a entrare tra un cancello e l’altro e ad attendere l’aprirsi dei grandi portoni di ferro. Le guardie carcerarie ci conducono nel locale dove si terrà il corso e ci informano che nella stanza di fronte si terrà contemporaneamente la messa. Questo ci rende felici, felici di sapere che in un luogo così triste arrivano dall’esterno altri volontari a portare ai detenuti un messaggio di speranza e d’ispirazione a essere forti e fiduciosi nel percorrere un cammino di trasformazione e crescita interiore.
Arrivano i primi detenuti e Marina, l’insegnante della tecnica, inizia a spiegare gli esercizi e il significato della meditazione. Sentiamo una forte tensione sia emotiva che mentale, soprattutto di fronte alle narrazioni delle esperienze connesse all’uso di droghe dei detenuti più giovani, e rimaniamo quasi impotenti e senza parole, quando riaffiorano i ricordi delle sensazioni di apparente benessere che hanno provato usando queste dannose sostanze.
Alla fine del corso, però, ci rincuora sentire che alcuni detenuti pongono domande e danno i loro feedback su come la meditazione possa portare pace nella mente e rilassamento nel corpo. Per noi, quando vengono evidenziate questo tipo di domande e di esperienze, il corso ha già raggiunto un grande traguardo: aver offerto una nuova visione della pace interiore e degli strumenti per poterla raggiungere.
Marina, Chiara e Tiziano