Nella terra della distruzione

Ho trascorso quasi tutto il venerdì 15 aprile a raccogliere ciò che serviva per le opere di soccorso. Abbiamo acquistato prodotti alimentari, guanti da lavoro e maschere protettive per prevenire infezioni e potenziali radiazioni.

Abbiamo dovuto comprare anche una tenda e prendere alcuni sacchi a pelo dall’ashram (Centro di  Amma, ndt) di Tokyo, perché non avevamo altro. Sapevamo che faceva freddo nell’area del disastro ma non avremmo mai immaginato tanto.
Eravamo in tre: Nath Hoshi, Santosh Miyazawa e io. Abbiamo lasciato la città alle 9 di sera e dovevamo guidare per 450 chilometri. La nostra destinazione era la città di Ishinomaki, dove si erano concentrati i lavori di soccorso di Embracing the World (ETW) fino a quel momento.

 

Su Ishinomaki lo tsunami ha raggiunto circa 10 metri di altezza, è penetrato per 600 metri all’interno e ha distrutto oltre 500 abitazioni situate lungo la costa, nei porti attrezzati per la caccia alle balene. Si stima che soltanto qui ci siano state circa 5000 vittime, il 19% del totale.

In prossimità di Ishinomaki, erano quasi le due del mattino, quando la spia della benzina ha cominciato a lampeggiare. Non avevamo incontrato stazioni di servizio per molti chilometri e  continuavamo a non trovarne. Anche nella zona ancora integra tutte le stazioni di servizio erano chiuse. Abbiamo dovuto aspettare l’apertura del mattino davanti a una pompa di benzina, parcheggiati nell’area di un discount.

Quando sono uscito dall’auto, ho percepito un pungente odore di acqua marina con uno sgradevole sottofondo di putrido.

 

Abbiamo montato la tenda nel parcheggio, e alle 3 del mattino stavamo nei nostri sacchi a pelo. Sebbene fossimo molto stanchi, dormire non era facile perché la sirena delle ambulanze continuava a farsi sentire. Perfino nel cuore della notte, c’erano persone che passavano accanto alle nostre tende, facendo progetti su dove andare, che cosa fare, come arrangiarsi, eccetera. In qualche modo, alla fine ci siamo addormentati…

 

Alcune ore dopo, Santosh mi ha svegliato informandomi che la stazione di servizio aveva riaperto. Abbiamo impacchettato la nostra tenda, siamo saliti in macchina e ripartiti. Sollevati dal nostro serbatoio pieno, ci siamo diretti al campus universitario, dove Viveka aveva fatto base durante il suo lavoro di soccorso con gli studenti dell’IVUSA (Associazione Internazionale Studenti Volontari).

Al nostro arrivo, ci ha impressionato vedere il brulichio di migliaia di volontari che si registravano per i lavori di soccorso, che piantavano molte tende, etc.

 

Ishinomaki è a una sola ora dalla città di Sendai, che ha una popolazione di 1 milione di abitanti ed è la capitale della prefettura di  Miyagi. Raggiungere Ishinomaki era facile, e quindi migliaia di volontari erano arrivati qui per portare aiuto.

Vedendo il buon livello di organizzazione e un evidente gran numero di volontari, abbiamo deciso di viaggiare verso nord per valutare la situazione nella maggiore area residenziale successiva, quella di Kesennuma. A causa della pessima condizione delle strade, abbiamo impiegato 2 ore e mezzo per fare 80 chilometri.

A Kesennumma sono decedute più di 2000 persone e la situazione sembrava altrettanto grave che a Ishinomaki, ma i volontari al lavoro erano molti meno. Quando siamo arrivati qualche migliaio di sfollati erano in fila per centinaia di metri per la distribuzione degli aiuti.

 

Qualcuno indossava solo sandali e calze vecchie e logore.  Era ovvio che nel disastro avevano perduto tutto.

Le forniture dei soccorsi erano disposte lungo file ordinate, fuori della palestra, adibita a deposito del materiale. Gli sfollati erano divisi in gruppi di 100 persone e avevano 10 minuti per prendere il necessario e metterlo in un sacchetto di plastica per spazzatura. I loro occhi si illuminavano mentre frugavano dentro a scatole di calzini, scarpe, biancheria, sacchi a pelo e altri oggetti. Per ore dalla scuola continuava a uscire  una costante corrente di persone  ognuna delle quali portava un sacchetto di plastica. Perfino gli anziani e i bambini avevano i loro sacchetti, pieni del necessario. Non c’erano mezzi di  trasporto fino ai campi degli alloggi temporanei e dovevano andare a piedi. Iniziò a piovere. L’intera scena mi fece piangere…

Abbiamo aiutato gli studenti dell’IVUSA a distribuire i beni di soccorso e servire un pasto caldo agli sfollati. Quella notte, ci siamo accampati con gli studenti in un campeggio situato sulle vicine colline. Di notte, la temperatura sembrava scesa fino a congelare. Fortunatamente, qualcuno  ha condiviso delle coperte con noi, così siamo riusciti a dormire.

La mattina seguente ci siamo uniti agli studenti per altre attività in cui avremmo dovuto immergerci nel fango!

 

 

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Spalando il fango

 

 

Nel pomeriggio abbiamo deciso di spingerci ancora più a nord per valutare la situazione. Dopo aver visto la grande differenza tra Ishinomaki e Kesennuma, immaginavamo che ci sarebbe stato  maggiore bisogno di aiuto nella città di Rikuzentakata, 25 km a nord.
Uno tsunami di 13 metri ha travolto questa tranquilla cittadina costiera di 23.000 abitanti. Circa il 10% della popolazione è morta nel disastro, anche un terzo degli amministratori locali è rimasto vittima. Il 70% della popolazione è distribuito in 88 diversi centri per sfollati, perché le loro case sono state danneggiate o distrutte. Soprattutto nel centro cittadino, la devastazione è così completa da stordire.

 

 

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Rikuzentakata, 17 aprile 2011

 

 

Andando alla ricerca del Centro dei volontari locali, per prima cosa ci siamo diretti al municipio. Quando siamo arrivati questa è stata la visione che si è offerta ai nostri occhi.

 

 

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Rikuzentakata, 17 aprile 2011

 

 

Alla fine siamo riusciti a trovare il Centro e abbiamo incontrato il responsabile. Incredibilmente, i volontari lavoravano all’esterno di un piccolo ristorante che era stato trasformato in ufficio. Sembrava un’impresa impossibile coordinare i loro bisogni più urgenti in un ambiente tanto piccolo. Il responsabile ci ha chiesto di tornare con una squadra di soccorso il prima possibile, fornendoci tutte le informazioni necessarie. In considerazione della critica situazione e dell’assenza di forze di soccorso adeguate, abbiamo deciso di scegliere Rikuzentakata come destinazione del nostro viaggio successivo.
Domani, 10 persone lasceranno Tokyo e Sendai, e martedì inizieranno i loro lavori di soccorso a Rikuzentakata. Prego per il successo dei loro sforzi…