Bihar, India – aprile 2017
Anil aveva 7 anni quando i nostri volontari di Embracing the World aprirono un polo d’insegnamento nel villaggio in cui viveva. Sebbene frequentasse la scuola locale, non vi andava regolarmente. Come molti altri studenti, frequentava solo occasionalmente e spesso solo giusto per il pasto di mezzogiorno. Era analfabeta e di rado pulito. Non ci faceva caso e non ci pensava, quello era l’unico modo di vivere che conosceva.
Anil apparteneva alla comunità dei Musahar nel Bihar. La nostra iniziativa “Amrita SeRVe” per realizzare villaggi autosufficienti, oggi collabora con comunità rurali svantaggiate in 21 stati dell’India. Le condizioni di vita dei Musahar sono tuttavia le più disperate tra le comunità che i volontari hanno incontrato in tutti i 21 stati. Il tasso di alfabetizzazione è molto basso. Solo il 6% degli uomini e il 2% delle donne sa leggere o scrivere. Le comunità non conoscono i rudimenti dell’igiene e le pratiche sanitarie.
Circa il 25% della popolazione indiana viene categorizzata come “casta riconosciuta” o come “tribù riconosciuta” oppure, usando il termine tradizionale, come “dalit”, che significa “oppressi”. In Bihar, il governo locale ha creato una nuova categoria, i “mahadalit”, che significa i “super oppressi”. In nessun’altra parte del paese viene usato tale termine.
Dopo che i nostri volontari hanno iniziato a dare una formazione ad Anil e al resto del villaggio, i cambiamenti sono diventati evidenti. Anil si lava quotidianamente. Ha imparato a leggere e a scrivere, sia in hindi sia in inglese, e va regolarmente a scuola. La fine della scuola non significa per lui la fine dell’apprendimento. Dopo che la scuola termina alle 14:30, inizia la classe di istruzione gratuita, a cui partecipa ogni giorno. Con altri bambini, si reca nello spazio all’aperto dove negli ultimi tre anni sono state tenute regolarmente le classi.
“Ricordo ancora quando iniziammo. Era il 9 giugno 2014. Andavamo di porta in porta a chiedere ai genitori di mandarci i loro figli spiegando loro l’importanza dell’istruzione. Sebbene avessimo 40-45 studenti iscritti, portarli in classe inizialmente fu il compito più arduo. Dovevamo andare in giro, raccogliere i bambini e poi iniziare. La maggior parte dei bambini era molto sporca. Dovemmo cominciare con le cose basilari e questo richiese molto tempo. Alcune volte li dovevamo prendere noi stessi e lavarli nel fiume vicino. Oggi non solo fanno il bagno tutti i giorni e vestono abiti puliti, ma loro stessi insegnano ai loro genitori l’importanza della pulizia, spingendoli a tenere le loro case e le zone ad esse adiacenti pulite” ha raccontato Choti Kumari, 20 anni.
Choti appartiene a una famiglia di casta superiore Rajput (guerrieri), che risiede in Ratanpur (suddivisione del distretto di Bilaspur), dove si trovano due villaggi abitati dai Musahar. Lei e il collega Nand Kishore Sharma, con cui conduce le classi del programma educativo, hanno conquistato l’ammirazione dell’intero villaggio per il loro servizio. Choti percorre a piedi una distanza di circa 25 minuti per raggiungere il centro dove si svolge l’insegnamento. Da quando ha iniziato, il centro ha tenuto le classi, ogni singolo giorno, senza mancarne uno. 108 studenti sono oggi iscritti e la frequenza giornaliera varia tra i 70-90. Anche i figli delle famiglie più in vista del villaggio hanno iniziato a partecipare alle classi di insegnamento e ad apprendere insieme ai bambini musahar. Questo è stato un notevole passo avanti, dato il generale atteggiamento di discriminazione a scapito delle caste inferiori.
Lo scorso anno, Choti si è concentrata sul migliorare anche la vita delle donne della comunità. “Abbiamo iniziato con i bambini. Lentamente vi è stato un cambiamento anche dell’atteggiamento mentale dei genitori. Ora sembra che essi abbiano piena fiducia nella nostra capacità di educare i loro figli. Prima i bambini non sapevano come interagire rispettosamente con gli adulti. Questo è cambiato. Ora lavoriamo anche con donne in gravidanza e neonati, assicurandoci che ricevano i vaccini a tempo opportuno. Urmila Devi è stata nominata da Amma come operatore sanitario (“Swasthy Mitr”) per questo progetto. Io accompagno Urmila Devi al centro locale di assistenza sanitaria primaria (PHC). Certe volte la gente mi domanda perché lavoro così duramente. Ho imparato da Amma: sento che servire la mia gente sia la vera preghiera da rivolgere a Dio”.
Motivare le donne all’alfabetizzazione, aiutarle a formare dei gruppi di auto sostegno, aprire conti correnti presso la vicina Grameen Bank e aiutarle nel depositare i loro risparmi mensili, educare le giovani madri a rispettare la propria tabella dei vaccini, portarle al vicino centro sanitario per controlli e monitorare la qualità del cibo assunto, organizzare raduni nel villaggio per portare l’attenzione su varie questioni…la lista delle attività di Choti è ora molto lunga. Educare i bambini ha conquistato l’amore delle loro madri e ora le donne del villaggio la ascoltano per avere i suoi consigli.
C’è stato un notevole cambiamento soprattutto nel comportamento della gente della comunità musahar. Prima le case erano sporche e le aree adiacenti erano piene d’immondizia. Si produceva alcol in casa, e bere, litigi e violenza contro le donne erano all’ordine del giorno. Ora le cose sono cambiate. Attraverso l’educazione dei bambini e l’attenzione al mondo femminile, la qualità della vita nel villaggio ha iniziato a migliorare. Lo scorso anno un team dell’Amrita University ha installato delle pompe manuali nel villaggio. Quando gli studenti della nostra Amrita University vi si recano, vengono tenuti regolarmente progetti per ripulire l’ambiente.
Choti è ora iscritta per il suo diploma di studi superiori. In qualche modo riesce a trovare il tempo per il suo servizio sociale oltre allo studio. Choti è grata per aver ricevuto l’opportunità di servire così giovane e desidera dedicare il resto della sua vita al servizio del prossimo.