Grazie ad Amma, il Giappone sta imparando a sperimentare la ricchezza interiore

18 – 20 luglio 2016, Tokyo – Tour di USA, Canada e Giappone 2016


Dopo il lungo tour del Nord America, Amma è giunta a Tokyo, la capitale del Giappone, per un programma di 3 giorni.

 

 

Nel corso del programma, svoltosi presso la Belle Salee Shibuya Garden Hall, Amma ha guidato i presenti in sessioni di meditazione, satsang, canti devozionali e preghiere per la pace nel mondo. Il secondo giorno di programma, è stato celebrato il Gurupurnima, durante il quale gli Swami hanno svolto la Gurupada puja e recitato i 108 nomi sacri (rituali tradizionali dell’induismo, ndt), mentre Amma ha tenuto un discorso e distribuito del prasad (cibo benedetto, ndt) a tutti i presenti. La cerimonia è stata trasmessa via webcast ai vari ashram di Amma.

 

A dare il benvenuto ad Amma in Giappone c’era Shimomura Makoto, direttore dell’IVUSA. L’IVUSA, International Volunteer University Student Association, è un’organizzazione studentesca universitaria giapponese i cui volontari partecipano regolarmente al progetto del MAM per la costruzione di case gratuite per gli indigenti. Ogni anno, infatti, un gruppo di studenti dell’IVUSA si reca in India e partecipa attivamente alla costruzione delle case. Il direttore Shimomura Makoto, nel suo discorso di benvenuto, ha così espresso la sua gratitudine ad Amma: “Abbiamo incontrato Amma per la prima volta nel 1998. Venimmo a sapere del suo progetto per la costruzione di case nell’India del sud e decidemmo di parteciparvi. Negli anni successivi abbiamo poi preso parte alla costruzione delle case dopo il terremoto in Gujarat e lo tsunami nell’India meridionale. Se è vero che il Giappone ha imparato a sperimentare la ricchezza materiale, è anche vero che adesso, grazie alla guida di Amma, gli studenti stanno imparando a sperimentare la ricchezza interiore. Adesso sono 3.300 gli studenti volontari impegnati nelle nostre attività, ed è nostra intenzione continuare a porre le iniziative di Amma in India in cima alle nostre priorità. Dal profondo del mio cuore, mi congratulo con Amma per tutti i suoi progetti umanitari.”

 

 

Dal grigio del cemento al rosa del tramonto

Durante il darshan, Amma ha incontrato un giovane davvero speciale: il suo nome è Taka Aki. A causa di complicazioni alla nascita, Taka Aki è affetto da una grave forma di paralisi cerebrale, per cui, pur essendo come tutti gli altri dal punto di vista intellettuale, le sue capacità motorie sono molto limitate, tant’è che è costretto a vivere su una carrozzella e ha difficoltà perfino a parlare. Taka Aki incontrò Amma per la prima volta nel 2003 a Tokyo e fin da subito sentì di voler andare in India con i volontari dell’IVUSA per partecipare alla costruzione delle case per i poveri, cosa che però gli sembrava impossibile viste le sue condizioni di salute. A Tokyo, infatti, Taka Aki si sposta autonomamente con una carrozzella motorizzata e usa un computer per comunicare, ma se fosse andato in India, non avrebbe potuto portare con sé questi supporti, e lui temeva di diventare così un peso per gli altri. Perciò, per due anni, Taka Aki continuò a pensare che andare in India semplicemente non fosse alla sua portata. Nel 2006, però, quando era all’ultimo anno di università, decise di provare e partì quindi per l’India con gli altri volontari. Taka Aki raggiunse il villaggio di Nagapattinam, dove il MAM stava costruendo alcune abitazioni per i poveri. Il primo giorno, come in qualsiasi altro cantiere dell’India, le ore passarono tra il caldo torrido e pesanti lavori manuali. Sembrava che non ci fosse nulla che Taka Aki potesse fare, e per giunta la sua carrozzella forò pure una gomma, per cui fu costretto a farsi spingere a mano sulla strade sporche e piene di erbacce. Il giovane quindi non poté fare altro che starsene seduto all’ombra e guardare gli altri lavorare, sperando di avere prima o poi anche lui la possibilità di servire.

 

 

Il giorno seguente, una persona suggerì che Taka Aki poteva provare a pitturare. Il giovane era entusiasta dell’idea e così accettò subito la proposta. Alcune persone lo aiutarono a salire su un’impalcatura e, con del nastro, legarono un pennello alla sua mano (Taka Aki infatti non può afferrare gli oggetti). Una persona aiutò il giovane ad intingere il pennello nel secchio della vernice e poi lui, con molta fatica, iniziò a muovere il pennello avanti e indietro sulla parete. La pittura iniziò a schizzare ovunque, sporcando chiunque si trovasse a tiro. Nessuno però ci fece caso, né tantomeno qualcuno pensò di allontanarsi: la scena era troppo commovente per andar via. Ben presto intorno a Taka Aki si riunì una piccola folla di persone commosse, e uno dei supervisori del cantiere, visibilmente toccato, si portò le mani sul cuore e disse: “Questo è vero servizio.”

 

Taka Aki trascorse le ore successive a pitturare. Di tanto in tanto, l’impalcatura veniva spostata in modo che il giovane potesse raggiungere un’altra sezione della parete. Per tutto il giorno, gli altri studenti continuarono ad incoraggiarlo e fecero a turno per aiutarlo sull’impalcatura e ad intingere il pennello.

 

E così, quando il sole iniziò a calare, sulle pareti della casa non c’era più l’anonimo grigio del cemento, ma l’incantevole rosa del tramonto.

 

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