16 Dicembre 2011
Ecco le nuovissime 242 case rosa che spiccano in tutta la loro bellezza. Nel villaggio, tutte le abitazioni sono collegate da strade completamente asfaltate sui cui lati sono posizionati enormi cisterne d’acqua.
Ottocento alberi piantati amorevolmente dai monaci ondeggiano alla brezza e le case sono circondate da una bella vegetazione.
Le persone qui vivono in pace; il fiume Krishna non inonderà più le loro case e nemmeno le coltivazioni. Questa lingua di terra su cui sono state costruite le nuove abitazioni è abbastanza vicina al fiume per attingere l’acqua e nello stesso tempo sufficientemente lontana da scongiurare nuove inondazioni.

Kuruvakurda è un villaggio insulare circondato da due affluenti del fiume Krishna. Da questi è stato sostenuto e nutrito per generazioni. L’inondazione precedente risale a sessant’anni fa e la maggior parte della popolazione ne aveva sentito parlare come di una leggenda. E anche per coloro che ne erano stati diretti testimoni, era divenuto un ricordo ormai così lontano, che l’esperienza del 2009 è stata veramente devastante. Sei giorni di pioggia incessante dal 29 settembre al 4 ottobre 2009, come non era più accaduto da sessant’anni hanno fatto straripare il fiume Krishna che ha inondato i villaggi e allagato case e terreni. Abitazioni crollate, piantagioni e allevamenti distrutti, vite spezzate: questa popolazione non avrebbe mai più vissuto come prima.
Lo stesso dramma si è ripetuto in centinaia di villaggi al confine con gli stati dell’Andhra Pradesh e del Karnataka. La tragedia e la devastazione sono state immense. La notizia del disastro ha profondamente commosso Amma, che ha immediatamente inviato sul luogo due contingenti di personale medico accompagnati da camion carichi di medicine, coperte, indumenti e cibo. I medici del MAM hanno raggiunto quei villaggi che erano rimasti inaccessibili per ogni altro gruppo di soccorso, assicurandosi di non dimenticare nessuno. Nell’assistere i feriti, si sono anche preoccupati di operare in modo da evitare l’insorgere di epidemie, cosa che avrebbe causato ancora più decessi. { Karnatakae Andra inondazione foto soccorsi}
L’annuncio
Il 27 novembre Amma ha annunciato un programma di soccorsi e di ricostruzione di circa 10.7 milioni di dollari a favore delle popolazioni colpite dall’inondazione. Il gruppo inviato da Amma in ricognizione ha riportato il nome di un villaggio che fino a quel momento non aveva ancora ricevuto alcuna assistenza: senza esitazione, Amma ha offerto il suo sostegno alla popolazione. Così ha avuto inizio la costruzione di un migliaio di case a Dongrampura (Distretto di Raichur), completata con strade, parchi, corrente elettrica, acqua e un centro comunitario.
Il 16 gennaio, un team di 14 monaci è atterrato a Raichur.
Era un giorno di eclisse, e nonostante in India sia ancora molto forte la tradizione che invita tutti – in accordo con le antiche scienze astrologiche – a non esporsi direttamente ai raggi del sole durante un’eclissi, i monaci hanno visitato, senza alcuna esitazione, i luoghi del disastro ed hanno incontrato le autorità.
Parola d’ordine: velocità
‘Velocità’ era la loro parola d’ordine; i volontari hanno lavorato ininterrottamente, nonostante la temperatura arrivasse a 45° C e mancassero l’acqua o la corrente elettrica per molte ore. Sfidando queste circostanze sfavorevoli, hanno costruito le prime 100 case in meno di 30 giorni, esaudendo il sogno di Amma di dare rapidamente una casa ai senzatetto.
Con la ricostruzione è stato superato ogni record. Questo risultato ha suscitato una grande emozione in tutto lo stato e in tutti gli ambienti. Il governo ha creato per altre ONG una presentazione in Powerpoint di questo lavoro eccezionale. In molti sono arrivati per constatare di persona i risultati ottenuti e anche la stampa nazionale ha dato gran rilievo al fatto. Ministri e alti funzionari hanno elogiato in pubblico l’operato del MAM.
Le chiavi delle case
Le chiavi delle case sono state consegnate al Primo Ministro dello stato del Karnataka, durante il festival Brahmasthanam di Amma a Bangalore.
In seguito, altre 242 abitazioni sono state consegnate a tempo di record: il 4 agosto 2010, a meno di un anno dal disastro. Oggi, quasi tutte le case dei tre siti sono state completate, in attesa dell’assegnazione da parte del governo alle famiglie sfollate.

Volontari da tutto il mondo
Volontari sono arrivati da tutto il mondo, non solo dall’India. L’intero distretto ha dato il benvenuto a due dozzine di studenti giapponesi che sono giunti per offrire il loro aiuto volontario. Perfino il Governatore del Distretto si è recato a verificare il grande impegno che essi mettevano nel loro lavoro, rimanendone stupito. Ogni nuovo gruppo di volontari ha portato una ventata di ispirazione e la freschezza dell’amore di Amma, lavorando fianco a fianco con i monaci sotto il sole cocente. Anche gli studenti dell’Amrita University e di Amrita Vidyalayam hanno dato il loro contributo alla ricostruzione.
La casa è bella
“La casa è bella e il giardino spazioso”, commenta Sharanappa, 50 anni, indicando con approvazione la nuova abitazione. Sharanappa è il Presidente dell’Atkur Gram Panchayat (centro comunitario). Sua moglie Parvatamma, come la maggior parte delle persone della zona, non conosce con esattezza la propria età, e si sente più a suo agio parlando in Telugu, la lingua dell’Andhra Pradesh che è a pochi chilometri di distanza.
Quando arriverà Amma?
Eeramma ha 85 anni ma nessuno lo direbbe ascoltando la sua voce squillante.
I suoi figli vivono dall’altra parte dell’isola, il marito è morto cinque anni fa. Pensieri e parole sono chiarissimi. Vestita in modo accurato, appare fresca; solo il suo volto profondamente segnato tradisce la sua vera età.
Con voce chiara dice: “Amma mi benedice in ogni momento, la prego sempre.” Poi aggiunge, con uno sguardo assorto: “Amma mi appare in sogno e mi sveglia, ma quando apro gli occhi lei non c’è.” “Desidero incontrare Amma, quando verrà a Raichur?”, ci chiede con vivo interesse. Cosa possiamo dire? La consoliamo dicendo, “Prega Amma. Lei sicuramente ascolterà la tua preghiera.” Di questo siamo certi.
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