Pontificia Accademia delle Scienze, Città del Vaticano, 2 dicembre 2014
M’inchino a tutti voi, qui presenti, che siete l’incarnazione dell’Amore supremo e della Verità suprema.
A Sua Santità Papa Francesco, e a tutti gli altri illustri ospiti, desidero innanzitutto esprimere il mio profondo apprezzamento per l’opportunità di essere qui con voi e partecipare a questo incontro storico. Colgo questa occasione per esprimere la mia gratitudine per la determinazione e l’impegno sociale di Papa Francesco e di Sua Eminenza Arcivescovo Marcello Sanchez Sorondo, cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze, che hanno operato affinché questo incontro diventasse realtà.
Il traffico degli esseri umani è uno dei peggiori flagelli della nostra società, non solo in questo secolo ma sin dalla notte dei tempi. Tanto più ci sforziamo di sradicare la schiavitù e il lavoro forzato, tanto più sembra che riprendano con raddoppiata forza. È come uno spirito maligno che continua a tormentarci. Come Papa Francesco ha detto: “Il traffico di esseri umani è come una ferita aperta nel corpo della società contemporanea, un crimine contro l’umanità”.
È responsabilità di ogni Paese promulgare leggi che combattano questo crimine efferato e infame, sradicandolo, e che proteggano e liberino le sue vittime da un tale destino. Ogni cittadino impegnato al servizio della comunità e della giustizia ha questa responsabilità morale. Tuttavia, siamo tutti consapevoli dell’amara verità che questo problema non può essere risolto facilmente perché il traffico degli esseri umani è una ferita antica di secoli, molto profonda e purulenta.
La tratta di persone annienta l’esistenza di bambini innocenti e indifesi, che abbracciano la vita con un cuore pieno di dolci sogni per il futuro, e che vengono abbandonati infine distrutti e reietti.
Dio, nella Sua compassione, ci ha benedetto con il dono della vita, che dobbiamo vivere compiendo buone opere da offrire a Lui. Distruggere la vita di un’altra persona è profanare questo dono di Dio. Tutti gli esseri viventi sono strumenti nelle mani del Divino.
La legge del tribunale di Dio è la rettitudine o dharma. Impegnamoci tutti a rispettare e osservare questa legge. Il traffico di esseri umani è ignobile. I leader religiosi possono salvare sia gli oppressori, che tendono la rete del traffico di esseri umani, sia chi vi rimane imprigionato, riportando entrambi sulla retta via. I capi religiosi dovrebbero essere pronti a scendere in campo per ristabilire la rettitudine. Prepariamoci a combattere questa guerra non per uccidere, ma per salvare gli indifesi dalla stretta di menti demoniache. La nostra risposta non dev’essere dettata dalla vendetta o dalla discriminazione contro persone di caste, credi o religioni diverse. Al contrario, coltiviamo l’empatia, riconoscendo il Divino in ognuno.
La mente umana ha costruito molte divisioni sotto forma di religioni, caste, lingue e frontiere. È necessario gettare un ponte d’amore puro che tutto abbraccia per abbattere le barriere create da noi. Ogni cuore indurito si scioglierà nell’amore. L’amore può illuminare persino l’oscurità più fitta. L’amore disinteressato può provocare un cambiamento e trasformare una mente demoniaca che ci opprime in uno strumento che ci libera. Chi è implicato nel traffico e nella schiavitù di esseri umani è caduto preda di una mente negativa. I leader religiosi dovrebbero ideare, senza altri fini, un percorso di riabilitazione basato sul servizio disinteressato e sulla spiritualità, che è l’essenza di tutte le fedi.
Rimanere in silenzio di fronte all’ingiustizia è una forma d’iniquità. È compito dei governi e di chi occupa una posizione di potere emanare leggi che non consentano ai colpevoli di sfuggire alla giustizia e fare in modo che esse vengano scrupolosamente attuate. In molti Paesi, i governi e le varie ONG stanno lottando contro il traffico di esseri umani, ma il potere e gli enormi profitti derivati dal trattare le persone come oggetti da usare e poi buttare via, non sono stati ancora intaccati. Il numero delle vittime di questo business sta aumentando in modo allarmante. Come le radici di un grande albero, le radici di questa tragedia affondano sempre più profondamente nella società. Se non prendiamo posizione contro questa ingiustizia che si svolge davanti ai nostri occhi, facciamo un grave torto alle generazioni future.
Le vittime della tratta di persone hanno perso ogni autostima e sono precipitate nel baratro della disperazione. Spesso vengono usate dai terroristi come corrieri della droga, come attentatori suicidi e per altre attività criminali. Alcuni cibi che sono ogni giorno sulla nostra tavola vengono prodotti da bambini costretti a lavorare giorno e notte. I loro reni e altri organi sono considerati merce da porre in vendita. Quando questi bimbi non sono più utili e hanno contratto malattie incurabili come l’AIDS o soffrono di disturbi psicologici per gli abusi subiti, vengono gettati in strada.
Ho incontrato e ascoltato personalmente migliaia e migliaia di testimonianze su questo traffico. Un giorno, una donna venne da me in lacrime e mi disse:
“Amma, ho l’AIDS. Il mio unico desiderio è rivedere mia figlia prima di morire. Ti prego, aiutami”. Quando Amma le chiese cosa fosse successo, rispose: “Quando avevo nove anni, lavoravo come domestica presso una famiglia. Un uomo anziano veniva spesso a trovarci. Mi disse che avrebbe potuto offrirmi una paga migliore e altri vantaggi. La mia famiglia era molto povera e così decisi di andare con lui. Quando arrivammo nella nuova casa, inizialmente non capii cosa stesse succedendo. C’erano molte ragazze all’incirca della mia età e alcune donne più vecchie. Non mi era permesso parlare con loro. Compresi infine che si trattava di un bordello. Diversi uomini cominciarono a venire da me e a violentarmi ripetutamente. Inizialmente mi arrabbiai e mi sentii anche in colpa per tutto quello che ero costretta a fare ma, col passare del tempo, persi ogni autostima e cominciai persino a provare piacere nel mio lavoro.
“Cinque anni più tardi, diedi alla luce una bambina che riuscii ad allattare solo per un mese. Poi, improvvisamente, me la portarono via. Dopo alcuni anni contrassi l’HIV. Mi venne negato il permesso di vedere la mia bambina. Quando mi ammalai gravemente, mi dissero che mi avrebbero portata in ospedale, ma invece mi abbandonarono a me stessa. Li supplicai invano di poter vedere mia figlia ancora una volta. Non vollero neppure riprendermi nel bordello. Tutti quelli a cui mi rivolsi in cerca di aiuto mi trattarono con disprezzo e disgusto, chiudendomi tutte le porte in faccia. Non sapevo dove andare. Non ce la faccio più a vivere in questo mondo, voglio solo vedere ancora una volta mia figlia prima di morire. Le inietteranno degli ormoni per farla sembrare più vecchia? La useranno come hanno fatto con me e poi la butteranno via?” Dopo aver ascoltato questa storia drammatica, inviai alcune persone sul posto nel tentativo di trovare sua figlia, senza successo.
Alcune donne che venivano da un altro luogo raccontarono ad Amma la loro storia straziante: “Amma, c’era un uomo che veniva da noi regolarmente, ci aiutava quando avevamo bisogno. Cominciammo ad avere fiducia in lui. Dopo un po’ ci offrì di portare i nostri bambini all’estero, promettendo di offrire loro un buon impiego nella società di un suo amico e d’inviarci ogni mese molto denaro. A ognuna di noi diede 1.000 rupie (pari a 13 euro circa) come anticipo. L’uomo partì infine portandoli con sé. Da allora non abbiamo più visto né lui né i nostri figli, non sappiamo bene dove siano, ma ho sentito dire che sono stati portati in un bordello. Quando alcune persone sono andate a cercarli lì, gli hanno detto che erano già stati mandati altrove”. Mentre dicevano questo, le donne scoppiarono a piangere.
Oggi il valore di ogni cosa è aumentato. Gli uomini vendono il loro sperma e le donne le loro ovaie per moltissimo denaro. Tuttavia, paradossalmente, in molti Paesi un bambino può essere comprato e avviato alla prostituzione o a un lavoro sottopagato per la misera somma di 10-20 dollari.
Il traffico di esseri umani è un problema complesso, che richiede quindi una soluzione articolata. Ci sono per esempio un aspetto etico, un aspetto economico e delle implicazioni giuridiche. I servizi sociali e le campagne di sensibilizzazione possono svolgere un ruolo molto importante. Da ogni punto di vista, potremo migliorare questa situazione soltanto attraverso un approccio congiunto.
Oggi, la maggioranza dei bambini che vive nelle zone rurali non sono solo poveri, non hanno neppure accesso a un’istruzione adeguata. Vi sono poche scuole e anche se iniziano a frequentarle, riescono a malapena a finire la scuola media inferiore.
Se un diabetico continua a mangiare dolci, pur prendendo regolarmente le medicine, la sua glicemia aumenterà. Allo stesso modo, solo il denaro non migliorerà la situazione attuale. Dobbiamo aiutare le generazioni future e le vittime del traffico di esseri umani fornendo loro strumenti pratici, educandoli a una maggiore consapevolezza.
Risvegliamo il coraggio e la fiducia in se stesse che le vittime della tratta di esseri umani hanno ora allo stato latente e aiutiamole a risollevarsi. È importante che comprendano che non sono gattini impotenti e vulnerabili, ma cuccioli di leone, forti e coraggiosi. Aiutiamole a elevare la loro mente.
Ci sono due tipi di educazione: l’educazione scolastica che ci permette di guadagnarci da vivere e l’educazione per la vita. L’educazione che acquisiamo studiando all’università, impegnandoci duramente per diventare medico, avvocato o ingegnere ci permette di guadagnarci da vivere. Ma l’educazione per la vita richiede la comprensione dei principi fondamentali della spiritualità. Il vero scopo dell’educazione non è formare persone che comprendano solo il linguaggio delle macchine, ma favorire una cultura del cuore, una cultura che si basa su valori durevoli.
Quando i devoti di Amma visitano i villaggi, offrono corsi di formazione professionale e al tempo stesso impartiscono alle donne un’educazione sessuale e trasmettono loro valori che arricchiscono la vita. Molte giovani sono riuscite così a sfuggire a persone, talvolta ai loro stessi genitori, che intendevano venderle e avviarle alla prostituzione. Amma è riuscita ad aiutare l’80% delle donne che erano state costrette a prostituirsi e che le hanno chiesto aiuto. Grazie ai nostri corsi di formazione professionale, esse sono ora indipendenti. Tuttavia, l’altro 20% continua a svolgere questa attività, non vuole cambiare vita, e Amma non le forza in alcun modo.
Il desiderio sessuale è come la fame. Anche se abbiamo fame, non mangiamo tutto quello che ci capita a portata di mano. Quando andiamo al ristorante e facciamo la nostra ordinazione, le persone sedute ai tavoli vicini potrebbero aver ordinato pietanze diverse. Potremmo pensare: “Oh, se avessi chiesto anch’io quel piatto!” Ciò nonostante, esercitiamo un certo grado di autocontrollo. Allo stesso modo, è necessario l’autocontrollo in ogni aspetto della vita, anche e soprattutto nel desiderio sessuale.
Occorre impartire i valori spirituali ai bambini sin dalla loro tenera età. Quando Amma era piccola, sua madre le diceva: “Non fare mai la pipì nel fiume. Il fiume è la Madre Divina”. Nuotando nella laguna, anche se l’acqua era fredda, riuscivamo a trattenerci, ricordando le parole di nostra madre. Quando si sviluppa un atteggiamento di riverenza per un fiume, non lo si profanerà mai.
Grazie al nostro rispetto, l’acqua rimaneva pulita e un fiume pulito arreca beneficio a tutti quelli che si immergono nelle sue acque. Non è importante discutere se Dio esiste o non esiste, l’importante è che la nostra devozione e la nostra fede in Lui ci aiutino a sostenere i valori positivi e la rettitudine nella società. Sono questi valori che creano una situazione di equilibrio nella società e in tutta la creazione.
Le strade sono fatte per essere percorse dai veicoli. Potremmo provocare un incidente se decidessimo di guidare la nostra macchina nel modo che più ci piace. Proprio come esistono le norme del codice stradale, vi sono norme analoghe in ogni ambito della vita. I valori spirituali ci aiutano a vivere osservando tali norme.
Molte persone sono impegnate a fondo per porre fine al lavoro minorile. Limitarsi però a metterlo al bando potrebbe non essere sufficiente a risolvere il problema. Un giorno un uomo portò ad Amma un fanciullo di dieci anni e le chiese di prendersene cura: voleva affidarlo all’ashram. Il padre del ragazzo era morto due anni prima. La madre e la sorella lavoravano entrambe in una fabbrica di candele vicino a casa. La madre soffriva di una malattia renale cronica che presto la costrinse a rimanere a letto. Anche se la sorella percepiva un misero stipendio, bastava per mantenere in qualche modo la famiglia. Dopo qualche tempo, furono emanate leggi che proibivano il lavoro minorile. Il proprietario della fabbrica di candele venne arrestato e la società fu chiusa, lasciando così tutti i bambini che vi lavoravano in mezzo alla strada. Disperata per l’unica fonte di reddito, un mattino la madre inviò il figlio a scuola e poi, assieme alla figlia si tolse la vita con il veleno.
È bene chiudere tali fabbriche, ma spesso ci si dimentica delle famiglie che sopravvivono solo grazie allo stipendio dei figli che vi lavorano. Nel nostro tentativo di risolvere il problema, se ci limitiamo a considerare solo un aspetto senza guardare l’altra faccia della medaglia, gli effetti delle decisioni prese potrebbero avere ripercussioni negative su un ristretto gruppo di persone che non ha altre risorse. Prima di attuare misure drastiche per porre fine al lavoro minorile e al traffico degli esseri umani, dobbiamo creare una base solida che permetta a queste famiglie di essere economicamente indipendenti e avere un futuro assicurato.
La spiritualità inizia e culmina nella compassione. Se riuscissimo a fare della compassione un cammino da percorrere e non una mera parola, potremmo risolvere il 90% dei problemi umanitari che affliggono il mondo. Vi sono due tipi di povertà nel mondo: la prima è causata dalla mancanza di cibo, vestiti e riparo, la seconda dalla mancanza d’amore e di compassione. Quest’ultima è la povertà che dev’essere affrontata per prima, perché se abbiamo amore e compassione nel cuore, serviremo e aiuteremo in modo incondizionato chi soffre per mancanza di cibo, vestiti e riparo.
Secondo la Bhagavad Gita, il Creatore e il creato sono una cosa sola, così come l’oceano e le onde sono la stessa, identica cosa. Sebbene possiamo vedere mille soli riflessi in mille vasi d’acqua, vi é un solo e unico sole. Allo stesso modo, la coscienza é la stessa in tutti noi. Proprio come una mano spontaneamente si tende per alleviare la sofferenza dell’altra mano dolorante, così possiamo noi tutti consolare e offrire sostegno agli altri, come faremmo con noi stessi.
Persone di tutte le nazioni e credi religiosi sono diventate vittime dell’attività criminale dei trafficanti e vivono spaventose situazioni di abuso e sofferenza. Il loro dolore fisico e mentale non fa differenze di lingua, razza o colore della pelle. Queste vittime sono un unico gruppo di esseri umani che lottano contro la morsa di un dolore infinito e di emozioni represse.
Vi sono pomate antibiotiche che aiutano a guarire le ferite esterne e diversi farmaci che curano le malattie dei nostri organi interni. Vi è però una sola e unica medicina capace di risanare le ferite della nostra mente. Questa medicina è l’Amore puro. Per guarire dalle ferite inferte dai trafficanti di esseri umani, dobbiamo curare le loro vittime con l’amore disinteressato, che le condurrà verso la luce di una vita libera, lontana dal buio in cui sono state costrette a vivere. Dobbiamo dare vita a una vasta task force di operatori sociali che portino avanti questa missione sacra. Solo i leader spirituali e religiosi possono crearla.
Possa la compassione che è in ogni essere vivente risvegliarsi. Possa ognuno di noi sviluppare il discernimento e amare e rispettare la vita e tutti quelli che ci circondano. Non siamo isole lontane, ma anelli nella catena della creazione di Dio. Possiamo noi realizzare questa grande verità. Possiamo noi sentire il dolore degli altri come nostro e la loro felicità come la nostra, dimenticando la sofferenza e le ferite del passato e perdonando il dolore che ci è stato inflitto. Possiamo tutti noi inchinarci con riverenza a ciò che c’è di buono nel mondo e trovare la felicità eterna.