5 Aprile 2011
Da più di 10 anni l’organizzazione IVUSA (Associazione Universitaria Studentesca Internazionale per il Volontariato) invia studenti giapponesi in India per partecipare ai progetti di ricostruzione edilizia di Embracing the World a favore dei senzatetto e dei profughi. Questi studenti hanno partecipato al progetto di ricostruzione in Kerala e in Tamil Nadu, dopo lo tsunami del 2004 nell’oceano indiano.
E nel 2010, dopo le devastanti alluvioni in Karnataka, hanno aiutato a costruire case per le popolazioni di quelle isole completamente sommerse dalle acque. Molti dei volontari avevano fatto parecchi viaggi in India per questo motivo.
Viveka Koichi Kanematsu è il coordinatore di Embracing the World per questi progetti annuali di ricostruzione edilizia. Ora, dopo il terremoto e lo tsunami, Viveka è in Giappone per organizzare i soccorsi.
Questo è il suo primo resoconto.
28 marzo 2011
Questa mattina siamo partiti presto da Tokio e abbiamo percorso circa 400 km per raggiungere Ishinomaki nella Prefettura di Miyagi. Ishinomaki è una delle aree più duramente colpite dallo tsunami. Nel luogo sono presenti 16 membri di Embracing the World tra cui 9 studenti. Conosco molti di loro, sono esperti nei soccorsi, abbiamo collaborato nei progetti di Amma per la ricostruzione in India: nel Nagapattinam, l’area più colpita dallo tsunami del 2004, in Kerala, in Karnataka lo scorso anno, e anche 10 anni fa in Gujarat dopo il terremoto del 2001.
Quando ci avviciniamo all’impianto Nucleare della Centrale di Fukushima indossiamo le maschere e chiudiamo bene i finestrini. Nel furgone c’è un improvviso silenzio. Le belle montagne, dalle vette innevate sono di un bianco quasi abbagliante. E’ ancora freddo in questa zona. La strada è occupata principalmente da camion delle Forze della Difesa (SDF), ambulanze, mezzi dei vigili del fuoco, tutti diretti a nord. La maggior parte della gente indossa maschere.
Mentre ci avviciniamo alla nostra destinazione, vediamo scene di totale devastazione
In molti posti la strada è dissestata, il terremoto ha distrutto l’asfalto. Ci fermiamo per il rifornimento. Almeno 30 macchine sono in coda davanti a noi quando ci mettiamo in fila; c’è appena lo spazio per uscire dall’autostrada. Il carburante è razionato – ciascun veicolo può averne solo 13 litri.