03 aprile 2015
Probabilmente sono capitati qui per la prima volta per ricevere un pasto gratuito. Poi, è diventato un luogo sicuro dove giocare. Molti frequentano le lezioni di sostegno nel dopo scuola. Alcuni accompagnano lo Swami nelle sue passeggiate mattutine o fanno yoga con lui.
Sono i piccoli delle baraccopoli vicine che hanno fatto dell’Ashram di Delhi di Amma la loro seconda casa.
Li si vede ovunque nell’Ashram, di solito formano piccoli gruppi. “Buongiorno, signore … Om Namah Shivaya … come va? … Posso aiutarla?” Nei dieci giorni prima dell’arrivo di Amma, ho avuto il privilegio di lavorare con loro ai preparativi dell’Ashram.
Provvisti del tesserino di riconoscimento, all’arrivo di Amma hanno avuto anche la maglietta dei volontari. I turni di lavoro erano lunghi, difficili e spesso ci si sporcava molto, ma il loro entusiasmo non ha fatto che aumentare.
Un brahmachari li ha soprannominati “Accha Bacca”, i bravi ragazzi (e ragazze). Ci vuole coraggio per essere un “bravo ragazzo” quando i tuoi amici si mettono sempre in ogni sorta di guai per le strade. Servono modelli di riferimento per mostrare loro ciò che può significare una vita al servizio degli altri e dei valori spirituali.
Mi sono reso conto che questo è il vero scopo dei progetti di Amma, il nostro modo di lavorare e l’esempio che diamo, più che i risultati.
Un giorno, mentre i bambini stavano ripulendo la strada di fronte dell’Ashram, Swami Nijamrita ha detto: “Non c’è bisogno di fare un gran lavoro qui, basta soltanto aiutarli ad iniziare. Sono loro che cambieranno l’India, non noi”.
L’ultimo giorno del programma di Delhi, ho avuto la mia maglietta “Accha Bacca”. Uno dei ragazzini era rimasto così colpito dal fatto che desiderassi essere uno di loro, che si è persino messo a piangere (ma solo per un secondo).
Om Namah Shivaya